Con il passare degli anni e con la crescente globalizzazione ed evoluzione della società, uno dei temi più dibattuti è quello relativo allo stile di vita. Questo argomento ha notevoli radici storiche.
La forma più tradizionale è di tipo sociologico, risale a T. Veblen e M. Weber che definiscono lo stile di vita come “profilo di pensiero e di azione adottato da settori sociali, a partire dalle proprie condizioni materiali di vita, per esprimere e guadagnare una specifica considerazione sociale”.

Infatti dal punto di vista sociale la mescolanza di popoli, tradizioni e culture diverse ha portato ad un cambiamento radicale dello stile di vita personale.
Come ad esempio il modo in cui interagiamo con le altre persone in maniera indiretta.
In quest’epoca della digitalizzazione l’utilizzo di device in quasi tutte le attività quotidiane della giornata ha cambiato in maniera drastica il nostro modo di rapportarci con gli altri andando a stravolgere completamente il lato sociale, specialmente attraverso i social network l’interazione sociale è costante e continua ma al contempo distaccata e ridondante. Lo stile di vita dovrebbe caratterizzare e definire la personalità e le abitudini di un individuo in cui ognuno un tempo costruiva il proprio stile di vita esclusivamente sulla base dell’esperienza e degli input esterni più vicini: famiglia, amici e comunità.

Al giorno d’oggi invece sono presenti anche agenti esterni come la pubblicità e i “media” che influenzano nelle proprie scelte, invitandolo a preferire uno stile di vita conformista. Talvolta l’essere umano è portato a credere di migliorare la propria considerazione sociale semplicemente seguendo le mode o le attività in voga del momento.
Un altro aspetto sociale importante è quello nutrizionale. L’alimentazione per essere definita sana deve avere un proprio equilibrio evitando eccessi. Infatti una dieta che evita qualsiasi tipo di elementi derivante da animali, può provocare deficit immunitari specialmente nei bambini. Il Prof. Alberto Villani, vicepresidente della Società Italiana Pediatria (SIP) afferma che “E’ ormai dimostrato in letteratura scientifica che diete fortemente restrittive producono carenze specialmente in bambini in età pediatrica e alcuni nutrienti, in particolare, sono essenziali per lo sviluppo ed il mantenimento, soprattutto del sistema nervoso.
Per esempio, la vitamina B12, la cui carenza – precisa Villani – può provocare danni neurologici irreversibili, come l’atrofia cerebrale”.
Come dimostrano diversi studi pubblicati sul “Journal of Health” dal 1999 ad oggi, l’abuso di cibi zuccherati e grassi, ad esempio quelli presenti nei fast food, sono correlati all’insorgenza di malattie cardiovascolari e l’obesità.
Basandosi su questi studi, le organizzazioni per la tutela della salute ritengono attualmente possibile giungere a una definizione piuttosto precisa di “corretto stile di vita”, basato soprattutto sulla durata della vita media.
Secondo il rapporto del 2002 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO in inglese), esistono alcuni fattori di rischio in grado di influenzare concretamente e in modo negativo la durata della vita di un uomo,
Di seguito sono riportati i dati relativi alla riduzione degli anni di vita dovuta a fattori di rischio nei paesi industrializzati: 12,2 tabagismo 10,9 ipertensione 9,2 alcolismo 7,6 ipercolesterolemia 7,4 sovrappeso 3,9 ridotto consumo di frutta e verdura 3,3 sedentarietà 1,8 sostanze illecite.
In questo elenco stilato dall’OMS, si evince come le sigarette e l’alcol siano abitudini dannose per il corpo umano, con una riduzione di anni notevole.
Tutti questi esempi, riguardano solo un’interpretazione sociologica e medica dello stile di vita, che si limita ad un aspetto puramente fisico e pratico della questione.
Lo stile di vita, dal punto di vista psicologico, fa parte del modo di interpretare sé stessi all’interno della realtà nella quale si è inseriti.

Lo psicologo A. Adler definisce lo stile di vita come “principio unificante che organizza, nell’individuo, la direzione dell’azione, la meta e le aspirazioni in un modello unico”. Si tratta di un concetto individuale, ossia variabile da persona a persona e conseguenza di numerosi fattori come il complesso di inferiorità/superiorità, il senso di compensazione legato all’inadeguatezza sociale o alla forte competenza, la stima di sé stessi e la convinzione dei propri mezzi.
Questi temi psicologici rivestono un’importanza paritaria nel concetto di stile di vita a quelli sociali e medici, poiché i principali problemi dell’essere umano, incluso quello dell’appagamento dei bisogni individuali, si riflettono in problemi di relazione con gli altri.

In conclusione, per cercare di avere un vero “stile di vita sano” si deve cercare un bilanciamento tra il lato sociale e quello psichico, in cui il giudizio ultimo sulla correttezza del nostro modo di essere appartiene alla singola coscienza umana.

Davide Baraldi